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Opere provvisionali

La tavola XXIV dell’edizione del 1824 di Castelli e Ponti – uno dei primi manuali dell’editoria che tratta di opere provvisionali – è dedicata alla prodigiosa apparecchiatura lignea approntata nel 1758 dalle maestranze della Fabbrica per il restauro della “macchina di metallo fatta da Bernini sopra la Confessione di San Pietro”.

Lo stato di conservazione del Baldacchino descritto dalla documentazione d’epoca è tale da renderne non più differibile un articolato intervento di restauro e, di conseguenza, rende necessario l’apprestamento di un prodigioso apparato provvisionale in grado di servire ogni parte e componente del Baldacchino spingendosi fino ai quasi 30 metri di altezza. “Allora fu che vennero fatte le incastellature a tutte e quattro le colonne vitinee et anche al di sopra del baldacchino e del suo finimento fino alla croce” si legge nei documenti della Fabbrica.

Il dato metrico relativo all’altezza – quasi 30 metri – è di per sé ampiamente esplicativo della consistenza. Se si aggiungono le dimensioni in pianta – 5,0 x 6,0 metri in asse alle colonne, 7,50 x 8,50 di inviluppo in testa ai capitelli – diviene subito chiaro come anche alla struttura “provvisionale” settecentesca possa essere attribuito, allora come oggi, il rango di “monumentale”.

Ogni colonna era servita da un piano di lavoro ogni circa 3 metri, un impalcato continuo consentiva il lavoro sul “cielo” del Baldacchino, sui capitelli e sui grandi e fascioni trabeazioni di bordo. Un secondo sistema di apprestamenti, ragionevolmente autonomo in termini statici e di componenti, andava a servire il livello mediano delle volute per poi staccarsi in un terzo, spinto fino al globo ed alla croce.

Il disegno sopra riportato semplifica volutamente la trama dell’apparato riducendola agli elementi più significativi e non è possibile trarre informazioni certe sullo lo schema statico della struttura, specie in riferimento all’equilibrio nei piani orizzontali. Appare però difficile che la struttura lignea possa essere stata realizzata in forma staticamente indipendente rispetto al Baldacchino stesso.

È però comunque chiaro che gli spiccati dei montanti verticali sono disposti solo in corrispondenza delle colonne e a stretto ridosso dei basamenti lapidei delle stesse, a motivo della esiguità dimensionale delle superfici di appoggio al piede. Il complesso della tomba di Pietro, così come ha costituito un vincolo per il Bernini, altrettanto lo è stato per chi, un secolo dopo, si è cimentato nel restauro.

A distanza di poco più di 250 anni dal restauro cui si fatto cenno, nulla cambia rispetto alla necessità di intervento in termini di conservazione del Bene e, analogamente, medesima resta la complessità di apprestamento delle opere provvisionali.

 

La soluzione prescelta adotta un sistema metallico “multidirezionale” - noto anche come “ponteggio a montanti e traversi prefabbricati” - che combina l’adattabilità dei “tubi e giunti” con la facilità di montaggio dei “telai prefabbricati”

Il fulcro centrale del ponteggio multidirezionale è rappresentato dalla “rosetta di connessione multidirezionale” che, saldamente posizionata sui montanti a intervalli di 50 centimetri, costituisce una piattaforma di collegamento di grande affidabilità di diagonali, correnti e traversi.

Le principali caratteristiche di questo tipo di struttura sono:

-        versatilità: grazie al suo design modulare e alle connessioni multidirezionali, è in grado di adattarsi agilmente a geometrie complesse, angoli irregolari e variazioni di altezza;

-        flessibilità: i componenti del ponteggio multidirezionale possono essere connessi in diverse direzioni, consentendo un alto grado di flessibilità nell’adattare la struttura alla forma e alle dimensioni del manufatto, aspetto particolarmente vantaggioso quando, come nel caso in specie, si tratta di raggiungere punti di difficili accessibilità; 

-        efficienza: questa caratteristica si traduce in un significativo risparmio nei tempi di montaggio e smontaggio, aumentando l’efficienza specifica dell’apprestamento e quella generale dell’intervento di restauro.

Come per l’apparecchiatura lignea settecentesca, lo schema di appoggio è “puntuale”, ovvero centrato sugli assi delle colonne bronzee e con partenza rastremata, a stringersi sullo stacco a terra del blocco di basamento delle colonne.

Ciascuna colonna sarà “avvolta” da una propria incastellatura con piani di lavoro disposti con interasse di 2 metri.  Le quattro torri provvisionali sono poi chiuse in testa da un orizzontamento continuo che interesserà due livelli, il più alto dei quali costituirà il piano di lavoro specificamente dedicato al restauro del “cielo” del Baldacchino.

Un secondo livello di rastrematura “ad aprire” consentirà poi alla struttura di servire i fianchi lignei ed i capitelli del Baldacchino e permettere lo stacco delle travature spaziali di presidio dell’ordine superiore pensate, queste ultime, per coniugare con la massima efficacia la stabilità complessiva delle parti sommitali del ponteggio e l’adattabilità alle particolarità geometriche rappresentate dalle statue e dalle volute.

Per completezza di descrizione, le quattro torri saranno collegate tra loro a circa metà altezza da una doppia travatura praticabile, collegamento funzionale mediano dei quattro cantieri “a sviluppo verticale” delle colonne.

Lo schema statico adottato in progetto è quello di un “telaio spaziale incastrato in testa”. Detto schema garantisce la completa indipendenza della struttura provvisionale rispetto a tutte le componenti del Baldacchino, siano esse le colonne o i legni delle trabeazioni, andando così a realizzare un “baldacchino provvisionale” in inviluppo rispetto al Baldacchino Berniniano.

Una volta completata, l’intera struttura sarà poi rivestita in teli di colore chiaro sia sulle superfici verticali che su quella orizzontale - l’estradosso del cosiddetto “palco reale”, a circa 12 metri di altezza - che per tutta la durata dei lavori costituirà il “cielo” dell’altare maggiore.